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Oltre al work-life balance: la mia recensione de "Il Congedo Originale"

By Elena Vivaldi

2024-03-08

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In occasione della giornata internazionale dei diritti delle donne, ho voluto riprendere in mano il mio blog per dare spazio alla recensione di un libro che ho nella mia libreria già da un anno, ma che è più che mai attuale. Si intitola “Il Congedo Originale”, di Sonia Malaspina e Marialaura Agosta, edito da ROI edizioni.

La strada verso una soluzione

Ho conosciuto Sonia e Marialaura in occasione di un evento organizzato dalla loro azienda in cui dovevo interpretare l’intervento di un’ospite francese. Qualche mese dopo, ho ricevuto nella mia cassetta della posta il libro che hanno scritto a quattro mani, il Congedo originale, che trae spunto dalla loro esperienza in azienda per proporre un vero e proprio cambio di paradigma culturale, che dà importanza alla cultura della cura. Sarà che l’esperienza della maternità caratterizza il mio presente, ma ho particolarmente apprezzato il taglio di questo libro, a partire dal sottotitolo: come trasformare le organizzazioni con il potere della cura.

Di disparità di genere, di divario salariale, di ostacoli alla maternità si sente parlare molto. Tante sono le definizioni e i termini che abbiamo imparato a conoscere: soffitto di cristallo, gender gap, work-life balance. Ciò che più apprezzo di questo testo, però, è proprio il fatto di non fermarsi a constatare il problema, a sviscerarne le ragioni culturali e storiche, ma di proporre e tracciare una strada verso una soluzione. L’introduzione è chiara: “Il motivo che ci ha spinto a scrivere questo libro è la convinzione che le difficoltà che molte donne sperimentano ogni giorno nelle loro organizzazioni riconducibili al rapporto conflittuale tra la maternità e la cura da una parte e il lavoro dall’altra possano essere risolte in maniera positiva. (...) Questo potrà avvenire se ci libereremo dalla tirannia del tempo come valore assoluto e inizieremo a considerare l’essere umano (la sua sussistenza e la sua realizzazione) come valore assoluto.”

Marialaura e Sonia affermano con forza che questa trasformazione è possibile. Non esiste una ricetta miracolosa o una soluzione preconfezionata, ma una reale possibilità di cambiare il paradigma e di costruire qualcosa di diverso.
Come?
Innanzitutto partendo da esperienze concrete che hanno dato risultati.

Le dieci regole per cambiare rotta

Il libro inizia proprio con il racconto personale di Sonia in Danone e delle donne che ha incontrato e ascoltato, che l’hanno portata a porsi delle domande cruciali: “Cosa sarebbe accaduto provando a spostare il focus dal problema alle opportunità? Cosa sarebbe successo tentando di sfruttare la ricchezza e le risorse della genitorialità anziché considerarle un macigno sulla strada delle persone e delle aziende?”

Da qui, dopo aver ascoltato decine e decine di donne, dopo aver iniziato a testare nella vita aziendale alcune misure e soluzioni e dopo averne studiato gli effetti con un team di ricercatori, è nato un decalogo che è diventato poi una politica aziendale a livello mondiale. Se vi interessa conoscere meglio questo percorso, potete ascoltarlo direttamente dalla voce di Sonia in questa Ted Talk.

I quattro pilastri

A partire da questa esperienza, le autrici propongono poi una soluzione più globale, basata su 4 pilastri. Permettetemi una semplice riflessione sulla scelta del termine.

Il pilastro, parola presa in prestito dall’architettura ed l’edilizia, è un elemento di sostegno, di supporto. Trovo quindi estremamente pertinente che sia stato scelto proprio un termine che rimanda al concetto di costruire. Non è un’idea campata per aria, non una semplice ipotesi e nemmeno un’accetta con la quale distruggere, ma un pilastro, una colonna, per supportare e costruire.

Il resto del libro è dedicato proprio alla presentazione di questi quattro pilastri:

  • Vicinanza (il pilastro psicoaffettivo)
  • Coraggio (il pilastro culturale)
  • Determinazione (il pilastro organizzativo)
  • Concretezza (il pilastro economico)

Quello che emerge è un cambio di paradigma, che invece di concentrarsi sull’ostacolo, vede la cura come una potente leva per trasformare le aziende e il mondo del lavoro. Mi piace particolarmente l’uso del termine cura: non ci si limita a considerare solo le madri, ma anche i padri, i caregiver. Prendersi cura è un’attività umana, un’esigenza umana e come tale può essere una risorsa per tutti: uomini, donne e aziende comprese.

Non volendo proporre qui un riassunto esaustivo del libro, vi lascio scoprirlo, certa che sarà sicuramente fonte di spunti e riflessioni.

La trappola del work-life balance

Forse vi chiederete, però, come mai un’interprete freelance possa interessarsi a un libro che pare essere destinato al mondo delle aziende e delle organizzazioni.

È vero: non ho nessun capo o manager a cui annunciare la mia maternità, posso scegliere a che ora finire di lavorare, posso facilmente prendermi una giornata libera se mia figlia si ammala o per non perdermi la recita di fine anno... Ma l’importanza del potere della cura devo ricordarla innanzitutto a me stessa e poi a tutte le colleghe e tutti i colleghi liberi professionisti. Ho bisogno di ricordare sempre quello che Riccardo Zezza afferma in un suo contributo al libro Il Congedo Originale:

“La cultura del work-life balance, per sopravvivere, ha bisogno che work e life restino alla ricerca di un etero balance, nutrendo legioni di servizi a supporto di quello che resta, inspiegabilmente, un problema”.

Se vogliamo scardinare questa visione parziale e a compartimenti stagni della vita, dobbiamo riconcentrarci sull’essere umano: non lavoro da una parte e vita dall’altra, perché la persona è una, unica!